Lo dichiaro: non sono un’amante dei libri che insegnano a essere ribelli, diversi o alternativi. Credo che contengano uno strano messaggio tipo “sono un adulto e adesso ti passo le istruzioni per ribellarti al sistema di cui io stesso faccio parte e da cui sto guadagnando denaro proprio grazie a questo libro”. Lo so, i cinque anni a studiare le insidie dell’ideologia nei libri per ragazzi per il dottorato mi hanno resa pignola e fastidiosa, ma davvero non penso che la ribellione possa essere insegnata, soprattutto non attraverso un fenomeno editoriale di massa.

Diverso è quando l’esempio di ribellione che si vuole trasmettere ai lettori giovani è basato su discorsi più sfumati, su azioni dolorose e sofferte più che su biografie laccate di personaggi famosi. La fama è infatti per me un altro elemento sinistro che suggerisce un secondo intento nella ribellione, e cioè la brama di popolarità. Se mi ribello divento figo o ricco e salgo sul podio del vincitore. Il problema è che spesso, nella realtà, la ribellione non conduce a nessun podio ma richiede un prezzo molto alto in termini di sacrifici e spesso porta proprio il contrario della popolarità, e cioè l’ostilità collettiva. Questo gli adulti lo sanno bene e infatti quasi tutti passano la vita a non ribellarsi fondamentalmente a niente, men che meno al sistema che li nutre. 

Un messaggio tipico della società della performance, in cui “puntare in alto” determina la scala del successo personale, “avere ragione” è da vincenti, sognare in grande è desiderabile. È un linguaggio che rischia di incoraggiare un individualismo narcisistico più che il cambiamento profondo della mentalità sessista IMHO

Quindi, se si lascia da parte il polo positivo dell’opposizione binaria vincitore/perdente, entriamo in un territorio molto più realistico e rispettoso dei lettori. Più umano e meno consumistico dell’emozione elementare legata al femminismo “da banco”. In questo territorio vive sicuramente Cattive ragazze” di Assia Petricelli, illustrato da Sergio Riccardi e pubblicato dalla Sinnos in tempi non sospetti. L’antesignano a fumetti di qualunque idea letteraria di ribellione al femminile, italiano al 100%, risale infatti al 2014.

Il primo merito è nel titolo, che definisce (in negativo) le protagoniste e non il lettore ideale. Non esclude infatti che i pisello-muniti non possano essere interessati a queste storie di coraggio universale. Un’azione giusta è un modello per tutti.

Di questo libro ho sempre amato tutto, il taglio, il linguaggio, i disegni, la forza. Non si tratta di storie per dormire bene ma per svegliarsi di soprassalto, semmai, più vigili e attenti a ciò che ci circonda. Sono storie che invitano più all’immedesimazione che all’identificazione, all’empatia e al dialogo più che all’imitazione cieca. Mi è sempre piaciuto il fatto che sia stato dato spazio ai personaggi maschili che hanno supportato le donne protagoniste, alleati altrettanto coraggiosi che sfatano miti e stereotipi sulla virilità. Perché quando si tratta di stare dalla parte giusta, di agire per il bene, il sesso di appartenenza non ha alcuna importanza. Importa la scelta, importano i valori e i gesti. Come la mano che il papà di Franca Viola le mette sulla spalla per sostenerla nella sua decisione difficile.

La scelta dei personaggi è interessante e affatto scontata. L’unico nome mainstream è quello di Marie Curie ma per il resto si affida il messaggio quasi esclusivamente a donne il cui nome è poco o per niente conosciuto. E da questi ritratti non si taglia via ciò che è scomodo, si offre ai lettori giovani un quadro completo, si usa un linguaggio realistico, si mostrano i tratti più umani della vicenda, compresi i finali poco lieti. Ed è proprio la scelta di finali negativi da combinare con quelli positivi che rende tutto il libro onesto. “La strada non è facile,” sembra dire ai lettori, “a volte si vince e a volte no – ma il punto è decidere da che parte stare, per cosa rischiare tutto.”

Libri così, che cercano la magia proprio nella crudezza del quotidiano, per chi ama il realismo narrativo sono l’esperienza massima, una celebrazione del possibile, del “piccolo”, piuttosto che dello straordinario. Qualcuno potrebbe obiettare, visti i tempi, che le storie sono “troppo forti” per i lettori bambini. Ma una ribellione all’acqua di rose, approvata da mamma e papà, rassicurante per gli adulti, ditemi voi che razza di ribellione è…

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