L’unico vero gesto trasgressivo possibile per chi è nato in quest’epoca completamente digitale e digitalizzata è liberarsi dello smartphone. Non esiste libertà né originalità nei comportamenti condizionati dai social e in una vita che passa solo attraverso uno schermo. Lo ha capito Logan Lane, liceale di New York che ha fondato il Luddite Club, i cui membri hanno rinunciato al giocattolo più pericoloso del mondo.

Il club si ispira dichiaratamente al luddismo e a Ned Ludd, l’inglese che distrusse il telaio meccanico che lo aveva trasformato da artigiano a operaio sottopagato. Secondo Logan e gli altri soci, la liberazione dallo smartphone è oggi paragonabile alla liberazione dalla schiavitù della catena di montaggio. A chiunque si iscriva al Luddite Club, quindi, viene richiesto di tornare ai vecchi cellulari senza connessione a internet, di riunirsi tutti i pomeriggi dopo la scuola come si faceva ai vecchi tempi (cioè solo fino a dieci anni fa), e di dedicarsi a una vita sociale vera. Sembra poco?

Membri del Luddite Club si godono un pomeriggio all’aria aperta

Logan and friends chiacchierano, disegnano, cantano, qualcuno suona la chitarra: attività che per le generazioni precedenti erano la quotidianità ma che oggi riescono difficili agli adolescenti dipendenti dallo smartphone. In un video, una dei membri ha dichiarato che all’inizio è stata dura, come disintossicarsi. Perché senza il suo telefono non sapeva cosa fare e il sentimento da cui è stata travolta è stato la NOIA.

Un’altra ragazza ha spiegato che il telefono era per lei un modo per evadere dalla realtà e che uscire da quel tunnel non è stata una passeggiata. Affrontare la realtà è da sempre, per ogni adolescente, la più grande sfida da affrontare. Sfida che il telefono permette di aggirare. Ma a quale prezzo?

Logan ha spiegato che i sintomi della dipendenza erano diventai troppi per poter essere ignorati. Ansia, bassa autostima, il bisogno di controllare continuamente il feed, l’attaccamento morboso ai like e i paragoni continui con i profili degli altri avevano reso la sua vita impossibile. È per questo che ha deciso di fondare il club e cominciare a diffondere l’idea che i social siano una potente arma di controllo dell’umore e dei comportamenti.

Qualcuno ha accusato Logan e i suoi amici di essere degli snob privilegiati – ma se la ribellione non parte da chi possiede gli strumenti critici per farlo, allora da chi?

Nel frattempo continua unanime l’appello accorato degli psicologi riguardo ai danni sul lungo termine che l’uso prolungato di smartphone e altri device digitali provocano. Uno su tutti: l’infelicità. Può esistere una gioventù sana senza il contatto reale con i coetanei, senza il confronto, e anche lo scontro? Come si sviluppano le relazioni sentimentali, come si cresce sessualmente se protetti da uno schermo?

Tra tutti i dati che dovremmo analizzare, quello sull’altissimo tasso di suicidi tra i minori di vent’anni (seconda causa di morte in Italia) è il vero campanello d’allarme. La speranza è che tanti giovani abbiano la stessa illuminazione di Logan Lane – e che inizino il proprio processo di liberazione. Come fa Cris, il protagonista del mio ultimo romanzo, quando comincia la sua fuga proprio così: gettando il suo telefono – la sua catena – sotto le ruote delle macchine in corsa, su una strada che resta il simbolo della gioventù vagabonda e libera.

Cris Manuela Salvi - Fandango
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