Cosa penso delle fasce d’età?

Sono utili agli editori per creare le collane, sono utili agli insegnanti per capire il livello di lettura adeguato alla classe in cui insegnano, sono utili ai genitori per orientarsi nella giungla della produzione dei libri. Utili. Utilissime. Direi necessarie, soprattutto ai grandi.

Quanto ai piccoli, sarebbe meglio lasciarli pascolare in libreria o in biblioteca, e incontrare i libri “della vita” anche un po’ per caso, senza mappe, senza guide, senza pressioni, senza schede bibliografiche, senza lo sguardo dei grandi che giudica.

L’esplorazione libera genera amore incondizionato per la lettura. Un amore che dura per sempre. I bambini si sentono pieni di fiducia e fiutano a naso possibili pericoli non adatti alla propria maturità. Lo sanno d’istinto. Quando un bambino è curioso, non importa l’argomento, bisogna lasciarlo esplorare.

Ho letto sui social di una signora molto stupita perché suo figlio di dieci anni le aveva chiesto un vocabolario di latino. Chissà se poi glielo avrà comprato. A volte i bambini chiedono un libro per il mistero che contiene e un vocabolario pieno di parole sconosciute è una delle cose più misteriose che esista. Magari resterà sullo scaffale per anni ma il suo potere si diffonderà a prescindere, il potere immenso dei libri che non capiamo.

Le fasce d’età sono quindi indicazioni di massima, indicazioni commerciali, legate alla scuola. La controindicazione più grande di questo sistema di divisione è che dicano al piccolo lettore non fin dove si può spingere ma dove si DEVE fermare. Le fasce d’età per un lettore possono diventare un inutile recinto da cui alla fine si decide di allontanarsi, abbandonando la lettura.

I bambini non hanno bisogno di recinti ma di spazi. Sono mobili, vivi, versatili, curiosi, imprevedibili. Lasciateli scorrazzare. La libreria è un luogo sicuro, i libri sono luoghi sicuri, ma ognuno deve imparare a navigare da solo, in libertà. Altrimenti… altrimenti… smetterà di leggere, prima o poi.

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